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Cos’è l’ansia e perché si manifesta?
L’ansia è un’emozione normale che un individuo prova in seguito a un evento ritenuto minaccioso, che spinge a mettere in atto differenti strategie per fronteggiare la percezione del pericolo. È un’emozione normale, adattiva e specifica, che tutti noi esseri umani sperimentiamo almeno una volta nel corso della nostra vita. I sintomi dell’ansia includono variabili di natura fisica comportamentale e cognitiva.
Sintomi fisici e psicologici dell’ansia
Nella sintomatologia fisica includiamo: palpitazioni, nausea, sensazione di svenimento, dolore toracico, sensazioni legate alla mancanza di respiro, vertigini e formicolii.
Nella sintomatologia comportamentale si include principalmente l’evitamento delle situazioni temute, in quanto la situazione percepita come pericolo rappresenta per il soggetto un’esperienza molto dolorosa che crea molta ansia. L’evitamento produce una sensazione di benessere momentaneo e a breve termine, ma non rappresenta una strategia funzionale di gestione dell’ansia stessa. Frequenti sono comportamenti protettivi come l’assunzione di ansiolitici, integratori calmanti, e messa in atto di comportamenti anassertivi legati al compiacimento e alla sottomissione.
Nella sintomatologia cognitiva si include una sensazione di vuoto mentale, con difficoltà a ragionare lucidamente, senso crescente di allarme e di pericolo, senza un motivo apparente, presenza intrusiva di immagini, ricordi e pensieri negativi o spaventosi, sensazione marcata di essere osservati e di essere al centro dell’attenzione altrui.
Differenza tra ansia normale e patologica
L’ansia è un’emozione caratterizzata da sensazioni di tensione, minaccia, preoccupazione e cambiamenti a livello fisiologico; è una reazione emotiva ad una minaccia futura percepita. Ha un valore adattivo, in quanto ci prepara a una possibile minaccia reale o percepita. Come tutte le emozioni, l’ansia diventa un problema quando viene vissuta dal soggetto in maniera persistente e pervasiva. L’ansia è caratterizzata da un cluster di sintomi che coinvolgono la sfera fisica, cognitiva e comportamentale. I sintomi cognitivi dell’ansia sono: senso di vuoto mentale, sensazione crescente di allarme e pericolo, insorgenza di immagini, ricordi e/o pensieri negativi, adozione di comportamenti protettivi cognitivi, sensazione di essere osservati e/o di essere al centro dell’attenzione altrui.
Gli attacchi di ansia sono caratterizzati anche da sintomi comportamentali, tra i più frequenti troviamo l’evitamento, ovvero il tenersi lontani da tutte quelle situazioni che possono provocare ansia (per esempio fare un esame all’università). Alle volte, tali limitazioni vengono ovviate tramite il ricorso a un accompagnatore o ad altri tipi di comportamenti protettivi tipo assumere ansiolitici al bisogno. In alcuni casi la persona ansiosa può adottare comportamenti passivi e di sottomissione.
La sintomatologia fisica comprende invece: tensione, tremori, sudorazione elevata, palpitazioni, aumento della frequenza cardiaca, vertigini, nausea, formicolii, sintomatologia dissociativa come derealizzazione e/o depersonalizzazione.
Quando l’ansia diventa cronica e disfunzionale per la persona, diventa una sindrome che spesso non si presenta da sola, ma può sfumare a livello sintomatologico anche su altre tipologie di disturbi.
Attacchi di ansia: Segnali e gestione
I primi segnali di un attacco d’ansia partono dal corpo. La persona avverte manifestazioni sintomatologiche legate a battito cardiaco accelerato e irregolare, sudorazione, sensazione di soffocamento, instabilità generale, che dal punto di vista psicologico è rappresentata da confusione, sensazione di avere un cerchio alla testa, derealizzazione e depersonalizzazione. L’attacco d’ansia è spesso inaspettato e può manifestarsi senza una motivazione apparente, può essere breve ma intenso, raggiungendo un picco entro dieci minuti e di solito si risolve in meno di un’ora. Spesso accade che la persona temi di averne un altro subito dopo, e questo sposta il focus sull’attenzione selettiva a tutti gli stimoli presenti nell’ambiente che in qualche modo potrebbero alimentare questa sensazione ansiogena.
Il primo passo per la gestione degli attacchi d’ansia parte proprio dalla respirazione diaframmatica. Il rilassamento muscolare progressivo è una tecnica di rilassamento basata su azioni volontarie che permettono di regolare e gestire stati di ansia e stress. Unitamente a questa strategia comportamentale, si lavorerà sui pensieri disfunzionali che posso portare ad avere una percezione distorta della propria minaccia.
Cause e fattori di rischio dell’ansia
I fattori di rischio dell’ansia coinvolgono differenti prospettive:
- Biologica e genetica: il rischio di sviluppare un disturbo d’ansia potrebbe essere maggiore se esiste un membro in famiglia che lo ha sviluppato, così come anche alterazioni neurochimiche – squilibri nei livelli di serotonina e dopamina.
- Situazioni di stress prolungato possono scatenare l’ansia, ad esempio la pandemia da Covid 19, ma anche in generale un fallimento vissuto nella storia personale di vita.
- Esperienze traumatiche di vario tipo, da rintracciare nella storia familiare e di vita del paziente.
Disturbi d’ansia più comuni
Esistono differenti tipologie di disturbi d’ansia, ognuno con delle caratteristiche fenomenologiche diverse. Qui di seguito ne elenchiamo alcuni tra i più importanti:
- Fobia Specifica: è l’ansia rispetto a pensieri e immagini su un oggetto o una situazione specifici (volare, altezze, temporali, animali, iniezioni, sangue;
- Ansia sociale: pensieri e immagini relativi a situazioni sociali in cui l’individuo è esposto al possibile giudizio o critica degli altri. Centrale in questo disturbo è il ruolo della meta-vergogna, relativa alla minaccia della propria immagine sociale;
- Attacco di panico: è il disturbo in cui la persona ha la percezione di minaccia interna di morire o di perdere il controllo. Durante questa forte crisi il paziente mette in atto comportamenti protettivi mirati ad alleviare la sensazione spiacevole;
- Agorafobia: è l’ansia relativa a valutazioni, pensieri e immagini relativi ad almeno due situazioni (trasporti pubblici, spazi aperti o chiusi, folla, essere lontano da casa da soli…) in cui l’individuo teme che possa essere difficile fuggire o essere soccorsi in caso di sintomi simili al panico;
- Ansia generalizzata: è un ansia relativa a pensieri di natura catastrofica del tipo “ e se succedesse…?” relativi ad eventi o attività quotidiane legati principalmente alla percezione di sé come persone inadatte, insicure;
- Ansia da malattia: la persona ha la percezione di sentirsi costantemente in pericolo per la possibilità di poter contrarre una malattia, a partire da segnali del proprio corpo, anche apparentemente innocui.
Ansia e stress: il legame tra mente e corpo
Il corpo ci parla continuamente, segnalandoci quando ci sono persone, situazioni, emozioni che potrebbero essere tossiche per noi. Tuttavia, siamo abituati ad ascoltarlo in maniera disfunzionale, a volte adottando strategie comportamentali che ci distraggono dal problema, come ad esempio il cibo, il fumo, l’alcool, una pillola antidolore. Nel caso dell’ansia, il legame tra mente e corpo è particolarmente presente quando quest’ultimo ci segnala sintomi relativi a dolori, rigidità, pruriti, intolleranze, sensazioni di disagio, che non sempre sono direttamente collegabili a problematiche di natura fisica . Stress, ansia, traumi emotivi e altri fattori psicologici possono alterare il funzionamento del sistema nervoso, immunitario ed endocrino, aumentando la vulnerabilità a malattie come l’ipertensione, le malattie infiammatorie croniche, i disturbi gastrointestinali, le cefalee e molte altre. Saper riconoscere questi segnali ci aiuta a monitorare le nostre sensazioni corporee, e saperle collegare a un malessere momentaneo o duraturo nel tempo legato all’ansia, o a una sua qualche forma di manifestazione.
Terapie e trattamenti per i disturbi d’ansia
La terapia cognitivo comportamentale si rivela essere l’intervento terapeutico più efficace per il trattamento dei disturbi d’ansia, unitamente se necessario, ad un trattamento farmacologico che si discute in terapia con il paziente, con l’ausilio di un professionista psichiatra. Essa si basa su un concetto fondamentale, ovvero che l’ansia non sia provocata da oggettive minacce del mondo, bensì dall’interpretazione minacciosa che diamo alla realtà (i nostri pensieri riguardo ad essa). Esistono degli strumenti tramite cui la CBT si propone di modificare le interpretazioni erronee nei pazienti ansiosi: psicoeducazione, la ristrutturazione cognitiva e l’esposizione.
La psicoeducazione consiste nel fornire ai pazienti informazioni circa la natura dell’ansia, incrementando così la loro comprensione dell’emozione e dei suoi meccanismi. Le persone con disturbi d’ansia hanno spesso automaticamente pensieri catastrofici nelle situazioni scatenanti; durante il trattamento, i pensieri che precedono o accompagnano i sintomi ansiosi vengono resi consapevoli in modo che la persona possa imparare ad identificarli e a modificarli.
La ristrutturazione cognitiva mira a modificare i pensieri irrazionali (o comunque disfunzionali) che scatenano l’ansia. Da questo pensieri deriveranno conseguenze a livello emotivo (paura, ansia), fisico (sudore, battito accelerato, respiro corto) e comportamentale (evitare di entrare in ascensore). La ristrutturazione cognitiva avviene attraverso un dialogo con il terapeuta, che mira a “smontare” l’irrazionalità con domande che la mettono in discussione o testano le immagini catastrofiche del paziente, attraverso una sorta di “messa alla prova”.
Altro elemento fondamentale della CBT per disturbi d’ansia è l’esposizione. In combinazione con la ristrutturazione cognitiva, questa tecnica si occupa del versante comportamentale dell’ansia. Le persone ansiose tendono a praticare evitamento delle situazioni temute. L’evitamento aumenta il timore, e tende ad allargarsi a macchia d’olio a situazioni che prima si frequentavano. Al paziente viene suggerito di cominciare a frequentare proprio i luoghi e le situazioni che teme. L’ansia provocata sarà difficile da sopportare, ma resistendo all’impulso di scappare, la persona riuscirà a rendersi conto del fatto che, effettivamente, non le è successo nulla di male, e che sentirsi agitata, o addirittura nel panico, non mette a repentaglio la vita.
ACCEPTANCE AND COMMITMENT THERAPY
Secondo l’ACT le persone sono “fuse” cognitivamente con la propria narrazione, sono identificate con i propri pensieri. Ciò che viene richiesto dall’ACT, è un fondamentale cambiamento di prospettiva: uno spostamento nel modo in cui viene considerata la propria esperienza personale.
I metodi di cui si avvale forniscono nuove modalità per affrontare le difficoltà di natura psicologica e cercano di cambiare l’essenza dei problemi psicologici e l’impatto che essi hanno sulla vita.
L’Acceptance and Commitment Therapy si basa su tre punti fondamentali:
- Mindfulness: è un modo di osservare la propria esperienza che, per secoli, è stata praticata in oriente attraverso varie forme di meditazione. Questa può avere benefici psicologici importanti. Attraverso tali tecniche si impara a guardare al proprio dolore, piuttosto che vedere il mondo attraverso di esso.
- Accettazione: si basa sulla nozione che, di norma, tentando di sbarazzarsi del proprio dolore si arriva solamente ad amplificarlo, intrappolandosi ancora di più in esso e trasformando l’esperienza in qualcosa di traumatico. Quando ci si imbatte in un evento interno doloroso infatti, si tende a fare ciò che si fa solitamente: organizzarlo e risolverlo per sbarazzarsene. In realtà però le esperienze interne non sono uguali agli eventi esterni e i metodi per cercare di eliminarle non funzionano. Accettare non significa essere rassegnati, passivi né tollerare o sopportare, bensì abbandonare tutti i tentativi di soluzione inutile e accogliere ciò che la vita comporta se riconosciamo che stiamo andando nella direzione che vogliamo per la nostra esistenza.
- Impegno e vita basata sui valori: quando si è coinvolti nella lotta contro i problemi psicologici spesso si mette la vita in attesa, credendo che il proprio dolore debba diminuire, prima di iniziare nuovamente a vivere. L’ ACT invita a uscire dalla propria mente ed entrare nella propria vita intraprendendo azioni impegnate in direzione di quelli che sono i propri valori.
Strategie quotidiane per gestire l’ansia
Tra le strategie per gestire quotidianamente l’ansia ritroviamo:
- La respirazione profonda: è utile praticare respiri lenti e profondi, dando particolare attenzione alla modalità con cui lo si effettua, inspirando ed espirando con il diaframma.
- Fare esercizio fisico regolarmente.
- Non imporsi di eliminarla o evitarla, piuttosto chiedersi quale possa essere il motivo principale di tanta tensione.
- Dormire almeno 7-8 ore per avere un sonno ristoratore.
- Fare una dieta sana, leggera e regolare.
- Praticare regolarmente attività fisica, trascorrendo tempo all’aria aperta.
- Mantenere una vita sociale attiva.
- Utilizzare tecniche di meditazione e rilassamento muscolare progressivo.
Quando rivolgersi a uno specialista
Quando la propria ansia invalida la vita sociale, affettiva e lavorativa, è utile contattare uno specialista che possa aiutarci a comprendere il significato del proprio malessere. È importante questo specialmente nei casi in cui ad esempio un attacco di panico si presenta all’improvviso, o quando la persona mette in atto strategie disfunzionali di gestione del problema come ad esempio l’evitamento, o comportamenti protettivi che alleviano il problema, ma non lo gestiscono del tutto.