Colloquio clinico e psicodiagnostica

La Diagnosi Psichiatrica che è di tipo categoriale, in cui avviene anche una lettura di tipo dimensionale che considera i tratti che caratterizzano il quadro psicopatologico.

Diagnosi

Avviene tramite la capacità di ascolto della parola del paziente, sull’osservazione anche del linguaggio non verbale (dimensione corporea). La diagnosi deve riguardare la totalità del paziente in tutti gli aspetti psico-somatici.La Psicodiagnostica Clinica è una disciplina che mette in risalto i ruoli dell’assessment all’interno del trattamento psicologico. L’assessment è un processo di raccolta e integrazione di informazioni per effettuare una valutazione psicologica, deve definire obbiettivi e modalità di intervento. Questo processo risponde a TRE DOMANDE FONDAMENTALI riguardanti il paziente: – Cosa ha? – A che livello? (Dato del numero dei sintomi presenti) – Chi è? Questi tre aspetti ci permettono di delineare il profilo clinico in cui rientrano sia gli aspetti psicopatologici che quelli sani. Il fine della valutazione diagnostica è il trattamento.
Questi tre aspetti ci permettono di delineare il profilo clinico in cui rientrano sia gli aspetti psicopatologici che quelli sani. Il fine della valutazione diagnostica è il trattamento.La diagnosi è una fase di costruzione (o meglio dire una ricostruzione) del caso clinico, finalizzata ad individuare lo stato di salute psico-somatica del soggetto, tesa  ad individuare alcuni aspetti.Aspetti sincronici: condizione psicosomatica del soggetto nel momento presenteAspetti diacronici: relativa alla storia passata del paziente, considerando anche il presente e il futuro.La diagnosi infatti si avvale dell’anamnesi che è la raccolta storica delle informazioni riguardanti diversi aspetti della vita del soggetto (aspetto sociale, medico, biologico, psichiatrico) e dell’eziopatogenesi, ovvero l’origine della sofferenza psicosomatica. Durante la valutazione diagnostica non ci si limita a raccogliere i segni di una disfunzione organica, ma anche le esperienze che il soggetto ha di quei segni (sintomi), ovvero il modo in cui di rapporta ad essi. Nel fare diagnosi non si considera solo come si articolano le funzioni psicologiche, ma anche il modo in cui queste si rapportano con le condizioni spazio-temporali. Ciò permette di distinguere il disturbo da una reazione momentanea.Nello specifico vengono analizzate: – Pervasività: in quanti e quali contesti si verifica la reazione? – Persistenza: legata alla concezione temporale – Percezione: che il soggetto ha dei sintomi (egosintonici o egodistonici).

Esistono 2 componenti di cui il clinico si serve per costruire un profilo diagnostico:

  • Colloquio psicologico: scambio relazionale reciproco di parole, gesti e informazioni oprate all’interno di uno specifico setting, su un piano di linguaggio verbale\non verbale\pre-verbale, finalizzato a “sapere di più” sullo stato di salute psico-somatico del paziente

  • – Test psicometrici: mezzi utili alla formulazione della diagnosi che presentano caratteristiche psicometriche (strutturati, non strutturati, semi-strutturati). Tra i test più utilizzati in clinica si annoverano l’MMPI-2, e test proiettivi come ad esempio il Test di Rorschach. Esistono test specifici per ogni tipologia di disturbo.

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