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Secondo il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali DSM 5, i disturbi depressivi sono caratterizzati da tristezza tanto grave o persistente da interferire con il funzionamento e, frequentemente, da diminuzione d’interesse o di piacere nelle attività. Nello specifico, nel disturbo depressivo maggiore, si evidenziano i seguenti criteri diagnostici:
- umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, per almeno due settimane;
- marcata diminuzione di interesse e volontà dal punto di vista comportamentale;
- significativa perdita o aumento di peso, non dipendente da condizioni fisiche e/o associabili a patologie mediche;
- insonnia o ipersonnia quasi tutti i giorni;
- agitazione o rallentamento psicomotorio;
- faticabilità o mancanza di energie;
- sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati quasi tutti i giorni;
- ridotta capacità di pensare o concentrarsi, o indecisione, quasi tutti i giorni;
- pensieri ricorrenti di morte, ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico o un tentativo di suicidio o un piano specifico per commettere un omicidio.
Fattori scatenanti della depressione
L’eziopatogenesi della depressione può essere spiegata da un mix di fattori che coinvolgono diverse componenti:
- Genetica: alcuni studi hanno dimostrato che alcuni geni predispongono maggiormente all’ansia, il che li rende più vulnerabili nei confronti della depressione. Sembra infatti che alcuni geni (MKP-1) siano responsabili della patologia. Questo dato tuttavia non è del tutto corretto, in quanto anche un bambino che ha un genitore depresso può diventarlo, ma non perché è necessariamente predisposto!
- Biologica: noradrenalina, serotonina e dopamina sono tre neurotrasmettitori i cui livelli sono legati alla regolazione del tono dell’umore. Il trattamento farmacologico della depressione infatti prevede la somministrazione da un professionista di farmaci definiti SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), che hanno infatti l’effetto di migliorare il tono dell’umore deflesso nei pazienti.
- Ambientali: un ambiente socio economico degradato può predisporre di più il soggetto allo sviluppo di una depressione; tra gli altri fattori si annoverano quelli di natura familiare, educativa e lavorativa (ad esempio, fare un lavoro che non ci piace, oppure subire angherie dai colleghi ci predispone di più a sviluppare una depressione).
- Psicologici: La depressione riguarda la mancanza di credenze circa l’ingiustizia e la compromissione di scopi cruciali. La perdita viene vissuta come ingiusta e irreparabile.
Tipologie di depressione
Esistono differenti tipologie di depressione, che variano sulla base della reazione che la persona può avere in funzione di un determinato evento o circostanza. Si inizia sempre con un abbassamento del tono dell’umore, che di per sé non implica per forza avere un problema. È nel momento in cui la persona sente che questa tristezza diventa pervasiva e persistente che si verifica un episodio depressivo. In linea generale, si può parlare di:
- Depressione maggiore: caratterizzata da sintomi severi che impattano significativamente la vita quotidiana.
- Distimia: una forma meno acuta ma più cronica di depressione.
- Altre tipologie di depressione includono la depressione somatogena, la depressione endogena (derivante da fattori esterni) e la depressione psicogena.
Differenza tra tristezza e depressione clinica
La tristezza è la reazione alla perdita di un bene: c’è il dispiacere e la perdita è valutata come un danno, ma non compromette scopi esistenziali. La differenza con la depressione riguarda principalmente il valore del bene perduto, considerato irrinunciabile, insostituibile, irrecuperabile. Più il bene perduto viene considerato irrinunciabile, più aumenta la predisposizione a ricercarlo. In tal senso, la tristezza coinvolge il più delle volte anche altre emozioni che trattano due temi importanti:
- Responsabilità (colpa): quando la persona si ritiene la responsabile della perdita.
- Senso di ingiustizia subita (rabbia): e il conseguente svilimento per aver perso per sempre qualcosa di molto importante. Dunque, il desiderio di riconquistare a tutti i costi il bene perduto porta la persona a far incrementare il desiderio di riprendere in mano ciò che era suo, per questo motivo aumenta l’iperfocalizzazione sul bene perduto e l’elevazione di standard severi e rigidi per l’ottenimento del bene perduto.
Conseguenze della depressione non trattata
La depressione, se dura oltre dieci anni, cambia il cervello. In peggio, naturalmente. Arriva a essere accostata, come processo (non per qualità e quantità, ancora ignote), alle malattie neurodegenerative: tipo Alzheimer e Parkinson. La scoperta, che aggiunge gravità a una patologia che già si sostanzia di puro dolore, arriva da un gruppo di studiosi canadesi del Centro per le dipendenze e la malattia mentale (Camh) di Toronto ed è pubblicata su The Lancet Psychiatry. L’esercizio fisico, anche se di breve durata, allontana la depressione.
Diagnosi della depressione: A chi rivolgersi?
Solo un professionista competente esperto in psicologia, psicoterapia e psichiatria può effettuare una diagnosi di disturbo depressivo. Ad oggi esistono specifici test standardizzati su livello nazionale che permettono di effettuare una diagnosi in maniera precisa ed accurata. Molto importante, da non sottovalutare in fase di assessment, è il colloquio clinico psicologico che completa qualitativamente la fase di assessment.
Come si cura la depressione
L’American Psychological Association ha pubblicato le nuove linee guida sulla depressione realizzate integrando 10 diversi studi tra review sistematiche e meta-analisi. Tra i trattamenti efficaci si annoverano la terapia cognitivo-comportamentale, la psicoterapia interpersonale, la terapia basata sulla mindfulness nella prevenzione alle ricadute, le psicoterapie psicodinamiche e la terapia supportiva. Nel prendere in considerazione i trattamenti combinati, senza dubbio la terapia cognitivo-comportamentale rappresenta il gold standard per il trattamento di questo disturbo, come pure la psicoterapia interpersonale in aggiunta ad antidepressivi di seconda generazione.
Prevenire la depressione: Strategie per il benessere mentale
- Adottare uno stile di vita sano, che include un consumo moderato di alcol, una dieta equilibrata, attività fisica regolare, dormire sette-nove ore a notte, mantenere relazioni sociali, non fumare ed evitare la sedentarietà.
- Gestire l’intensità delle proprie emozioni, semplicemente osservandole e non giudicandole.
- Sottoporsi a terapia psicologica e psicoterapeutica.
- Ricevere supporto sociale, da familiari e amici.
- Evitare l’abuso di sostanze.
Vivere con la depressione: esperienza di resilienza e guarigione
Illustro di seguito un esempio clinico, esperienza di resilienza e guarigione:
“Antonio è un ragazzo di 30 anni che giunge in terapia perché da circa sei mesi si sente costantemente triste, ansioso, fa fatica ad alzarsi la mattina dal letto, a svolgere le normali mansioni della vita quotidiana. La storia di apprendimento di Antonio è caratterizzata da varie esperienze di svalutazione (blocco negli studi universitari, compagni a scuola che lo prendevano in giro per la sua goffagine, confronto negativo con gli altri) che col tempo lo hanno portato ad interiorizzare un senso di inadeguatezza e vergogna che, ad oggi, attiva minacce di fallimento e “mediocrità”. […] Antonio ha una visione degli altri come persone critiche, umilianti, rifiutanti. Nelle relazioni interpersonali c’è un forte senso di sfiducia che si individua nella credenza: “se svelo troppo di me agli altri, gli altri potrebbero tradirmi, come già è successo”. In questo senso anche mostrarsi emotivo è vissuto come pericoloso poiché lo espone alla minaccia di sentirsi rifiutato e giudicato: “se vedono che ho un’opinione diversa dalla loro mi giudicano come inetto e diverso, tanto vale mantenersi sul proprio, non esporsi, tanto comunque io ho la mia idea”. L’intenso controllo emotivo che Antonio esercita sulla sua vita, rende difficile l’accesso a emozioni e pensieri problematici, che tipicamente vengono evitati, oppure invalidati in quanto autosabotanti.”
La psicoterapia è stata efficace per Antonio perché:
- Ha permesso di comprendere quali sono i campanelli d’allarme che attivano un comportamento poco funzionale, individuarlo per cercare di trovare un’alternativa più funzionale.
- A valutare una possibile ricaduta, gestendola con consapevolezza.
Quando la depressione colpisce i giovani: segnali e interventi
Secondo un articolo de “Il Giornale”, la depressione clinica, così come l’ansia e lo stress in generale, anche nei bambini e negli adolescenti hanno delle chiare manifestazioni che è impossibile non sottovalutare. I primi campanelli d’allarme derivano da comportamenti che hanno a che vedere con chiusura ed isolamento sociale, difficoltà a manifestare le proprie emozioni, “paura” di farsi vedere, e ancor più vergogna non solo per la propria immagine sociale, ma anche per la reticenza a spiegare e a parlare del proprio problema. In tal senso, è molto importante fare prevenzione tramite le prime agenzie formative che guardano di petto il problema dell’adolescente, ovvero la famiglia in primis e poi la scuola. Secondo Vicari, direttore dell’Unità operativa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma,
“È importante, per chi ne soffre, non considerare più un tabù questa malattia e parlarne facendosi aiutare perché si guarisce. C’è ancora lo stigma e il gran senso di colpa, Invece le malattie mentali sono come quelle fisiche: le abbiamo, le curiamo, prima o poi tutti le incontrano e si superano”.
Differenze di genere nella manifestazione della depressione
Uno studio su soggetti depressi mostra una chiara differenza cerebrale significativa. La depressione colpisce molto più le donne degli uomini e la differenza inizia durante la fase adolescenziale. Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Psychiatry, Jie-Yu Chuang, anticipa differenze già note: generalmente gli uomini soffrono di depressione persistente, mentre le donne tendono a forme episodiche. In confronto alle donne, i maschi più spesso patiscono serie conseguenze della loro depressione, come l’abuso di sostanze o il suicidio.
Uscire dalla depressione: è possibile guarire?
È possibile guarire dalla depressione. Le linee guida internazionali prediligono, nelle forme gravi della depressione, il trattamento combinato psicoterapia e antidepressivi. È bene puntualizzare che il farmaco, preso singolarmente, non porta la persona a “guarire” completamente dalla patologia. La psicoterapia è essenziale per il trattamento dei disturbi depressivi.
Ansia e depressione: un legame comune
Il legame tra ansia e depressione è quasi un continuum caratterizzato da somiglianze e differenze. È importante sottolineare che sia l’uno che l’altro disturbo non si presentano mai da soli, piuttosto possono anche essere un effetto di una reazione legata ad eventi della propria vita che influenzano lo sviluppo di questa sindrome.
I punti in comune tra ansia e depressione riguardano:
- Presenza di pensieri negativi, irritabilità, imbarazzo nelle situazioni, paura della critica, deflessione dell’umore e sentimenti di colpa.
- Senso di impotenza, bassa autostima, sensazione che l’ansia possa in qualche modo “invadere” tutte le sfere della propria vita, così come pure nella depressione la persona tende a sentire la propria vita come un peso. Spesso molti pazienti avvertono il peso della depressione descrivendolo come un mostro nero forzuto che impedisce di alzarsi dal letto.
Uno dei punti di distacco tra ansia e depressione riguarda il fatto che l’ansia, essendo legata al tema del controllo, porta la persona a sentirsi iperattiva, eccitata, quasi sempre in pericolo. Nella depressione invece c’è arrendevolezza e la persona si sente spesso demotivata, anedonica.
Superare le ricadute depressive: consigli per riprendersi
a vulnerabilità alla ricaduta depressiva è stata ampiamente studiata nella psicoterapia cognitivo comportamentale. Non è solo legata alla scomparsa della sintomatologia acuta, ma è anche mirata all’aumento del benessere psicologico dell’individuo. Esiste infatti un protocollo cognitivo breve volto a migliorare il funzionamento del paziente, articolato in sei dimensioni:
- Mastery ambientale
- Crescita personale
- Scopi di vita
- Autonomia
- Accettazione di sé
- Relazioni positive con gli altri
Depressione e lavoro: come affrontarla nel contesto professionale
Identificare i segnali di allarme della depressione legata al lavoro è importante per la prevenzione. Calo della produttività, difficoltà a concentrarsi, sono spesso accompagnati da un senso persistente di tristezza o vuoto. Anche la perdita di interesse o piacere nelle attività lavorative quotidiane, oppure un semplice caffè con i colleghi durante la pausa tanto attesa. Altri segnali includono cambiamenti significativi nel peso o nell’appetito, problemi di sonno (insonnia o dormire troppo), affaticamento o perdita di energia, sentimenti di inutilità o eccessiva colpa, difficoltà a pensare e a concentrarsi. È importante che sia i dipendenti sia l’azienda lavorativa possano promuovere un ambiente lavorativo che supporti la salute mentale, essendo consapevoli dell’importanza della prevenzione nella gestione della depressione sul lavoro.
Come aiutare una persona depressa: consigli pratici
A seconda della gravità e dell’intensità della patologia depressiva, sarebbe utile:
- fare passeggiate di almeno 30 minuti al giorno
- prestare molta attenzione ai propri ritmi circadiani
- effettuare un sonno ristoratore
- prestare attenzione alle proprie sensazioni corporee, se necessario “sforzandosi” di fare quello che non si ha voglia di fare
Caratteristiche della depressione cronica
La distimia, o depressione persistente, è un disturbo dell’umore caratterizzato da tristezza, irritabilità e perdita di interesse, con sintomi lievi ma cronici che durano nel tempo. Viene spesso definita depressione cronica. È importante distinguere la distimia, o disturbo depressivo persistente, dalla depressione maggiore, in cui i sintomi possono verificarsi in maniera più intensa ma di durata più breve.
Sintomi fisici e psicologici:
- Affaticamento persistente
- Tristezza cronica
- Sentimenti di disperazione o vuoto
- Senso di inadeguatezza
- Bassa autostima
In momenti di crisi depressiva maggiore possono comparire ricorrenti pensieri di suicidio e morte. - Variazioni dell’appetito: scarso o aumentato appetito
- Disturbi del sonno: insonnia o ipersonnia
- Alterazioni dell’energia: scarsa energia o eccessiva faticabilità
- Difficoltà cognitive: scarsa concentrazione o difficoltà a prendere decisioni
Il percorso di terapia deve essere personalizzato e impostato seguendo le esigenze del paziente e le prescrizioni dei professionisti, come psicoterapeuti e psichiatri. La pratica di tecniche di rilassamento come la meditazione mindfulness e lo yoga possono aiutare a ridurre lo stress. Anche quando parliamo di psicoterapia non ce n’è una sola, ma esistono diversi orientamenti, tra cui:
- Cognitivo-comportamentale: lavora sui pensieri e sui comportamenti, e sul legame tra di essi. Prevede protocolli ed esercizi pratici, anche da svolgere a casa, grazie ai quali è possibile iniziare a fare le cose in maniera diversa.
- Psicodinamica: durante le sedute ci si focalizza sull’inconscio, sui sogni e sul passato, attraverso conversazioni molto introspettive, quasi dei “pensieri ad alta voce”.
- Sistemico-relazionale: tiene conto di come ci si relaziona attraverso lo studio dei legami disfunzionali familiari tramite strumenti quali ad esempio il genogramma.
Depressione nelle diverse età della vita: infanzia, adulti, anziani
La depressione colpisce tutte le fasce d’età. Varia la manifestazione sintomatologica, e il contenuto dei pensieri, ma ciò che accomuna tutte le sfere evolutive di vita riguarda l’abbassamento del tono dell’umore.
Nell’infanzia, alla base delle problematiche che possono portare allo sviluppo di una depressione può esservi: violenza domestica in casa, divorzio genitoriale, nonché stress familiari tra cui trasloco, cambio città.
Nell’adolescenza, le cause possono essere legate all’eventuale sensazione di esclusione da un gruppo, dubbi di natura ormonale o legati alla propria sessualità, o in generale vari eventi che portano l’adolescente a sentirsi impotente, con un senso di vuoto.
Nell’età adulta e negli anziani, la depressione può essere legata a stress di natura economica e finanziaria, problematiche di natura familiare in generale oppure eventi legati a una perdita importante quale quella del coniuge, oppure una persona molto cara.
Il ruolo della psicoterapia nella gestione della depressione
La psicoterapia è fondamentale per la gestione della depressione e nelle eventuali ricadute depressive. Nello specifico, la terapia cognitiva della depressione si suddivide in due fasi:
- La prima ha come obiettivi principali l’alleanza terapeutica e la riduzione della sintomatologia acuta.
- La seconda, la riduzione della vulnerabilità alla ricaduta.
In entrambe, il terapeuta si avvale di una serie di strategie che riguardano: la comprensione e la formulazione del caso e del problema riportato dal paziente, l’impostazione di una strategia di assessment chiara per cercare di comprendere al meglio quali possono essere le risorse riportate dal paziente, per meglio definire il legame tra emozioni, pensieri e comportamenti; lo spezzare i circoli viziosi di mantenimento, normalizzando il problema del paziente e cercando di procedere verso il processo di accettazione della perdita, modificando alla fine gli schemi depressogeni.
Non affrontare la depressione da solo
Se ti riconosci in alcuni dei sintomi descritti e desideri un supporto, io, Dott.ssa Ilaria Rollo, psicologa e psicoterapeuta, sono disponibile per sessioni sia a Lecce che online. Non esitare a contattarmi per iniziare il tuo percorso di recupero. La psicoterapia può fare la differenza nel tuo benessere mentale e nel superamento della depressione.